Quel cervellone di Watson ci aiuterà a realizzare la diagnosi perfetta

Alla Humanitas University il sistema di Intelligenza Artificiale dell’Ibm. In futuro suggerirà ai medici le terapie su misura per ogni paziente

VALENTINA ARCOVIO da LASTAMPA Tuttoscienze
Pubblicato il 16/11/2016
Per la prima volta in Europa un sistema di Intelligenza Artificiale entrerà in una facoltà di Medicina. In quella della Humanitas University di Milano, dove da settembre 2017 verrà utilizzata come «tutor» virtuale per gli studenti al terzo anno, nel delicato passaggio dalla teoria alla pratica clinica. È la versione accademica del «cervellone» Watson dell’Ibm, il sistema di AI in grado di imparare e interfacciarsi con gli esseri umani in modo naturale.
 

 

Nel progetto – frutto di un accordo tra Ibm, Humanitas University e Istituto Humanitas – il «cognitive computing» verrà quindi applicato al percorso di formazione dei futuri medici. Watson vestirà i panni del «Medical Cognitive Tutor», offrendo piattaforme di studio personalizzato, costruite sulla base delle conoscenze del singolo studente, e che hanno lo scopo di allenare le capacità diagnostiche. Grazie a un database di cartelle cliniche in formato elettronico – disponibili con un sistema «cloud», il «Watson Developer Cloud» – il «tutor» aiuterà a esplorare situazioni complesse e a scegliere tra diverse informazioni cliniche, aumentando le capacità al momento di simulare le decisioni mediche.

 

Casi specifici  

Partendo da un caso specifico, con dati di pazienti reali che resteranno anonimi, gli studenti dovranno definire gli elementi utili per capire e interpretare una malattia: quali sono i sintomi e come categorizzarli, quali sono i fattori temporali, fino a realizzare un’anamnesi per approdare, appunto, alla diagnosi. «Si avrà la possibilità di accedere a materiale iconografico vero, cioè esami come ecografie e test di laboratorio, esercitando le proprie capacità», spiega Enrico Brunetta, specialista di clinica medica all’Humanitas. Si potrà quindi interrogare Watson come un medico farebbe con un paziente al pronto soccorso. Una volta effettuata la diagnosi, il sistema fornisce poi un feedback personalizzato per ogni studente. Il programma, inoltre, consente una rivalutazione continua delle ipotesi diagnostiche basate su nuove informazioni cliniche. E permette di monitorare i progressi dei giovani.

 

«Il “Medical Cognitive Tutor” è basato su un modello matematico relativo al processo di apprendimento degli studenti, che, addestrato sui dati raccolti durante le simulazioni, permette di prevedere quale esercizio e quale feedback sia più opportuno fornire», spiega Mauro Gatti, «Ibm Italy Research Architect». «Il “tutor”, inoltre, utilizza componenti di elaborazione del linguaggio naturale per riprodurre fedelmente il processo attraverso il quale i medici interagiscono con i pazienti», aggiunge. Tutte componenti che contraddistinguono il sistema di Intelligenza Artificiale. «Si tratta di una tecnologia cognitiva, dal momento che impara dai dati registrati durante le simulazioni, compresi gli errori e i ritardi: è questo il modo migliore per favorire l’apprendimento dello studente», sottolinea Gatti.

 

Ciò non significa che scomparirà il classico – e sempre fruttuoso – rapporto docente-studente. «Il sistema non sostituisce i professori – precisa Brunetta -. Piuttosto li assiste nella loro attività di formazione, fornendo agli studenti l’opportunità di confrontarsi con casi reali e di ricevere una formazione personalizzata». Non soltanto. Il sistema consente di dilatare, a seconda delle esigenze, i tempi di formazione. «È infatti possibile accedere alla nostra piattaforma – dice Gatti – da un qualsiasi browser: ci si può, quindi, esercitare sia in facoltà sia a casa con il proprio tablet».

 

 

Ma l’utilizzo di Watson come «tutor» per la formazione non rappresenta che la prima fase di una rivoluzione ancora più ampia e profonda. «Il passo successivo – sottolinea Gatti – è l’utilizzo di Watson nella pianificazione delle terapie». E non è nemmeno escluso che, in un futuro non troppo lontano, Watson lavori fianco a fianco con i medici e gli specialisti. Così da offrire una sofisticata consulenza globale: dalla diagnosi personalizzata fino ai piani terapeutici «su misura» per ciascun malato.

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